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27 maggio 2012 7 27 /05 /maggio /2012 18:26

Family 2012, Roma vieta la M52439723619_9b2ec3972a.jpg
Pisapia: "Incomprensibile"
Negata l'autorizzazione a causa di un
periodo di collaudo treni troppo breve. L'inaugurazione era prevista in
occasione delle Giornate Mondiali della Famiglia e per la visita di
Papa Benedetto XVI. Pisapia: "Decisione da cambiare"

Milano, 22 maggio
2012 - Nuovo flop per la linea 5 della metropolitana di Milano. Dopo la
bocciatura del ministero degli Interni, oggi dalla Commissione
ministeriale Trasporti è arrivato il no per l’inaugurazione prevista
con le Giornate Mondiali della Famiglia e l’arrivo a Milano di Papa
Benedetto XVI, dal 30 maggio al 3 giugno.
Collaudo insufficiente, ha
sentenziato il Ministero, per garantire la sicurezza dei passeggeri. La
linea è automatica e il periodo di collaudo di treni, rete e impianti è
stato troppo breve. "La decisione presa non mi può far piacere - ha
detto il sindaco Giuliano Pisapia -. E' stata una sorpresa e credo e
spero che sia una decisione che possa essere modificata". A margine del
consiglio comunale il primo cittadino ha raccontato: "Ci erano state
date assicurazioni molto precise - ha detto - sul fatto che tutti i
livelli di sicurezza erano garantiti ed è incomprensibile che sia stato
deciso in maniera diversa. Posso solo dire che ero talmente convinto
che fosse stato fatto tutto il necessario che sono stato io stesso a
chiedere personalmente al viceministro Ciaccia di convocare la
commissione ministeriale che oggi ha preso questa decisione. La città
tuttavia è pronta ad accogliere il Papa e le famiglie che verranno a
Milano senza che abbiano preoccupazioni sulla possibilità di
raggiungere l'aeroporto di Bresso il giorno della Santa Messa del
Papa". L'importante, ha aggiunto Pisapia "è che sia garantita la
sicurezza e soprattutto che Milano sia capace di dare quella risposta
perché chi arriva possa raggiungere la santa Messa senza alcuna
difficoltà". L’apertura definitiva della M5 era prevista comunque per
ottobre. La metropolitana a regime trasporterà 5000 passeggeri l’ora.


Collaudi scarsi poche vie di fuga
ecco le ragioni del 'no' al metrò 5

Tutte le contestazioni che hanno indotto a negare il via libera in
concomitanza con l'arrivo del Papa. Non c'è il tempo per garantire la
massima sicurezza. E pesa il timore di un flop
di ILARIA CARRA
Fra le
prime obiezioni dei commissari c’è quella sui tempi: troppo stretti,
sentenziano dal ministero dei Trasporti, per poter anche solo pensare
di ottenere un via libera. Per di più non in condizioni ordinarie, ma
in occasione di un grande evento. «Il periodo di preesercizio non è
compatibile con la programmazione dell’evento (previsto tra sei giorni)
per il quale si ipotizzava l’attivazione del servizio». Le prove a
pieno regime non avrebbero potuto scendere sotto i 20 giorni, con i
treni a girare almeno 15 ore al giorno: gli stress test finali di Atm
sono iniziati l’11 maggio, complice Ansaldo Breda che ha consegnato i
treni solo il giorno prima, e, volendo aprire le stazioni il 31, per i
commissari si sarebbe arrivati troppo sotto data. Peraltro «il sistema
necessita di una fase di verifica prima di raggiungere lo standard
ottimale di esercizio». Carenza di tempo. E il rischio di un sì, a
Roma, nessuno si è sentito di accollarselo.

Ma quella sui tempi non è
l’unica ragione del no della commissione ministeriale, due giorni fa,
all’apertura straordinaria del metrò 5 per i quattro giorni clou del
Papa a Milano, dal 31 al 3 giugno. Un pacchetto che al Comune sarebbe
costato oltre 300mila euro (ma che non verranno corrisposti). Emergono
anche altre criticità. Tutte contestate, punto

su punto, da MM, la
società pubblica con compiti di alta sorveglianza sull’opera. Il nervo
scoperto, per i commissari, è quello della sicurezza: mancherebbero
alcuni pareri dei Vigili del fuoco ed è carente il piano per un’
eventuale evacuazione attraverso le cinque stazioni intermedie (chiuse
all’esercizio): in questo caso «non sono previsti piani di emergenza:
non si conoscono gli esiti del collaudo delle scale mobili e degli
ascensori». Per Mm non erano stati richiesti: per evacuare si usano le
scale fisse.

Non solo. C’è un problema anche di «ventilazione
automatica in caso di incendio». E alle porte di banchina, «c’è un
rischio intrappolamento tra treno e banchina dovuto allo spazio tra i
binari e la banchina»: la Commissione vorrebbe una sorta di parabordo
di gomma per attutire l’eventuale ghigliottina se qualcuno resta
imprigionato, copertura che già ci sarebbe, da potenziare. Alcune di
queste prescrizioni sono già ventilate in alcune osservazioni che la
Commissione sicurezza, dopo il sopralluogo del 9 maggio, scrisse nel
suo verbale. Quel pool di esperti e tecnici (di cui fanno parte il
ministero, la Regione, il Comune e i Vigili del fuoco) che espresse
però un «parere favorevole sul progetto con particolare riferimento all’
analisi di sicurezza», pur invitando il concessionario ad adeguarsi in
alcuni scenari d’emergenza.

MM tenta di smontare l’impalcatura dei
commissari, citando appunto quel parere favorevole espresso il 10
maggio: «L’analisi della sicurezza è stata svolta per il sistema
completo — si legge — la commissione ha preso atto di tale analisi e
risultano chiusi positivamente i rischi relativi alla Settimana della
famiglia». Inoltre per la settimana era prevista «una presenza di
personale straordinario rispetto a quanto normalmente attuato in un
sistema automatico» e i tempi per il preesercizio erano rispettati. MM
sottolinea anche la certificazione dei piani di emergenza da un ente
terzo (la Tuv).

Se dal punto di vista dell’immagine a Palazzo Marino
lo stop certo non giova, non stravolge però il piano per trasportare i
6700mila fedeli attesi. I numeri parlano: secondo il piano concordato
con la Prefettura, Atm si farà carico di circa 350mila passeggeri
(altri 100mila scarsi viaggeranno in treno e il resto su gomma), e fin
dall’inizio il maggior carico era previsto sulla linea Rossa, che corre
con un treno ogni minuto e mezzo. La Lilla, se avesse viaggiato, l’
avrebbe fatto con un convoglio ogni sette minuti: nel periodo di
massimo stress avrebbe trasportato dunque intorno a 16mila passeggeri.
Neanche il 5 per cento del totale dei viaggiatori stimati tra metrò,
bus e tram. I costruttori di Metrò 5 confermano che i test andranno
avanti almeno fino alla prossima settimana, come da programmi.
Mercoledì 30 è già previsto un sopralluogo, un altro, della Commissione
sicurezza.
(24 maggio 2012) © Riproduzione riservata

Lo stop alla
metro fa scattare la politica
di Redazione - 24 maggio 2012, 08:00

All'indomani della bocciatura dell'agibilità della prima tratta della
metropolitana 5, Bignami- Zara, per l'Incontro mondiale delle famiglie,
a una settimana dall'arrivo del Papa, lo scontro si consuma a livello
istituzionale.
E se c'è chi è più ottimista e aprendo alla possibilità
di ribaltare il parere del Ministero dei Trasporti, c'è chi appare
rassegnato. Intanto sul Comune piovono le accuse, la richiesta di
assunzione di responsabilità, una commissione d'inchiesta che inchiodi
l'amministrazione alla sua incapacità, l'invocazione di scuse
ufficiali.
«Dobbiamo fare il possibile perch´ la linea M5 sia aperta e
possa funzionare per la visita del Papa come era stato stabilito»
incalza il presidente della Regione, Roberto Formigoni. «Abbiamo già
comunicato al Comune - prosegue - che siamo pronti a collaborare e a
lavorare insieme anche presso il Ministero per fare tutto quello che è
necessario in modo che la Commissione verifiche che sussistono le
condizioni per dare il via libera al servizio». Non si fa attendere la
replica dell'opposizione al Pirellone: «Vorremmo ricordare a Formigoni
che nel comitato per la sicurezza la Regione ha un rappresentante
esattamente come MM e quindi deve assumersi le proprie responsabilità»
sentenzia il consigliere del Pd Franco Mirabelli. Alza il tiro il
consigliere regionale del Carroccio Davide Boni, per cui lo stop alla
lilla «è una figuraccia mondiale»: «Ha fatto bene Formigoni a offrire
collaborazione».
Pisapia che ha collezionato una «figuraccia mondiale»
si trincera dietro il silenzio e manda avanti l'assessore alla Mobilità
Pierfrancesco Maran, che minimizza. «È una decisione che ci amareggia,
ma il ruolo della M5 era comunque marginale quindi non cambia il piano
di accessibilità al sito». Maran ha spiegato che «il parere è stato
dato in maniera precauzionale: se il principio è quello, dubito che
possa modificarsi». Nulla da fare, nonostante i proclami del
governatore. «Il parere della commissione di Roma sconfessa quello
della commissione di Milano, che tra l'altro è sempre presieduta dal
rappresentante del ministero - ha aggiunto Maran - MM ha fatto delle
controdeduzioni in cui sostiene la bontà del lavoro precedente. Certo
ci sarebbe piaciuto inaugurare la linea in occasione del Family Day».
In serata però si passa ai fatti e gli assessori alla Mobilità della
Regione Raffaele Cattaneo, della Provincia Giovanni De Nicola e del
Comune Maran siglano un patto per fare pressing sul Ministero dei
trasporti. La base? La relazione tecnica di MM che risponde ai dubbi
sollevati dal dicastero. Obiettivo: convincere Roma dell'agibilità
della lilla.
Una commissione d'inchiesta è quanto chiede il
vicepresidente del consiglio comunale Riccardo De Corato: «Se non vi
sarà un chiarimento nelle prossime ore sarà necessario attivare una
Commissione d'indagine che chiarisca tutti gli aspetti di questa
rocambolesca vicenda sulla quale sindaco e vicesindaco, delegata
all'organizzazione, continuano a tacere». Mezzi gratuiti - già decisi
per il mega concerto di Madonna - il 3 giugno varrebbero più di mille
scuse per il capogruppo del Pdl Carlo Masseroli: «Sarebbe il segnale
che questo sindaco vuole veramente accogliere i pellegrini che arrivano
da tutto il mondo».

Violenza sessuale su un minore,
prete in carcere
dopo sette anni
Don Mauro Stefanoni si è presentato spontaneamente dopo
la conferma della condanna in Cassazione
LAGLIO (Como) – Sette anni
dopo la denuncia di violenza sessuale ai danni di un ragazzino allora
14enne, per l’ex parroco don Mauro Stefanoni, si sono aperte le porte
del carcere. Il sacerdote si è presentato spontaneamente al carcere di
Bollate dopo la sentenza della Cassazione, che ha confermato in via
definitiva la condanna a 8 anni di reclusione comminata in primo e
secondo grado. Don Mauro, oggi 43enne, era il parroco di Laglio quando,
nel maggio del 2005, è stato accusato di violenza sessuale su un
adolescente della parrocchia. Gli abusi si sarebbero verificati in modo
continuato dall’estate del 2003 all’autunno del 2004. Dopo un breve
periodo di arresti domiciliari, il sacerdote aveva ottenuto la revoca
della custodia cautelare e da allora è sempre stato libero. Ora, pur
ribadendo la sua innocenza, ha preferito presentarsi in carcere per non
essere prelevato dai carabinieri, anche per evitare telecamere e
fotografi che lo attendevano fuori dall'abitazione dei genitori a
Cantù.
Il processo a suo carico è iniziato a ottobre 2006 e dopo circa
un anno e mezzo è arrivata la prima sentenza, una condanna a 8 anni di
reclusione. Solo dopo il pronunciamento dei giudici del Tribunale di
Como, il vescovo di Como monsignor Diego Coletti ha sospeso da ogni
incarico don Mauro, che dopo l’avvio della clamorosa inchiesta era
stato solo spostato da Laglio in una parrocchia del Lecchese. Il
sacerdote, che si è sempre professato innocente, ha presentato anche
una perizia che attesterebbe un disturbo fisico che impedirebbe normali
rapporti sessuali. Il documento non è bastato a evitare a don Mauro la
conferma della condanna a 8 anni anche in Appello. Il sacerdote è
comunque rimasto libero in attesa della Cassazione.
Per la sentenza
definitiva, l’attesa è durata fino alla notte tra il 22 e 23 marzo
scorsi, quando i giudici della Suprema Corte hanno confermato la
condanna a 8 anni di reclusione per il sacerdote. Poche ore dopo, per
evitare un arresto clamoroso, don Mauro Stefanoni si è presentato
spontaneamente al carcere di Bollate. Immediata la reclusione in cella,
dove dovrebbe rimanere per i prossimi anni. «Resto convinto dell’
innocenza di don Mauro ma rispetto la decisione presa dai giudici – ha
commentato uno dei suoi legali, Guido Bomparola -. Ora spero solo che
cali il sipario su questa vicenda triste, lunga e drammatica per
tutti».
Anna Campaniello23 maggio 2012 | 18:35© RIPRODUZIONE RISERVATA


Chiesa, segretario Cei: “Vescovo non ha obbligo di denunciare abusi”

Durante la presentazione delle linee guida per i casi di violenza
sessuale da parte del clero messe a punto dalla conferenza episcopale,
monsignor Mariano Crociata ha anche spiegato che il prelato "può
incoraggiare le vittime a rivolgersi alla magistratura"
di Redazione Il
Fatto Quotidiano | 22 maggio 2012
“Non possiamo chiedere al vescovo di
diventare un pubblico ufficiale: formalizzare la richiesta al vescovo
di denunciare i casi di abuso vuol dire andare contro l’ordinamento,
del resto su questo problema la cooperazione con la magistratura è un
fatto ordinario”. Parola del segretario generale della Cei, monsignor
Mariano Crociata, che stamattina, presentando in Vaticano le linee
guida per i casi di abuso sessuale da parte del clero messe a punto
dalla conferenza episcopale, ha spiegato l’orientamento della chiesa
sul tema in questione. E dato il là a una polemica che si preannuncia
aspra. ”E’ chiaro a tutti noi vescovi – ha aggiunto Crociata – che
bisogna collaborare con le autorità civili, ciò non vuol dire che noi
si possa operare in modo difforme da quanto prevede la legislazione”.
Secondo il pensiero della Cei, invece, il vescovo, laddove si riconosca
la fondatezza delle accuse, “può incoraggiare le vittime a rivolgersi
alla magistratura”.
Nelle linee guida presentate, inoltre, non è
prevista l’istituzione di un vescovo responsabile a livello nazionale
per il dossier abusi, figura presente in moltissimi altri paesi. “In
Italia non c’è bisogno di un’autorità terza per seguire questi casi, il
vescovo è responsabile di tutto nella propria diocesi anche in questo
campo” ha detto monsignor Crociata, che ha poi messo in luce il
particolare rapporto che esiste in Italia fra i singoli vescovi e la
Congregazione per la dottrina della fede, sottolineando che i vescovi
spesso si rivolgono direttamente al Vaticano agli organismi competenti
per la questione pedofilia.
Scendendo nel particolare, invece, all’
interno del documento presentato stamattina dal segretario Cei si legge
che, secondo quanto previsto dall’attuale legislazione italiana e dagli
accordi concordatari, “i vescovi sono esonerati dall’obbligo di deporre
o di esibire documenti in merito a quanto conosciuto o detenuto per
ragioni del proprio ministero”. Questo perché “nell’ordinamento
italiano – è scritto – il vescovo, non rivestendo la qualifica di
pubblico ufficiale né di incaricato di pubblico servizio, non ha l’
obbligo giuridico di denunciare all’autorità giudiziaria statuale le
notizie che abbia ricevuto in merito ai fatti illeciti” di abuso
sessuale da parte del clero.
Quindi le postille: “Eventuali
informazioni o atti concernenti un procedimento giudiziario canonico
possono essere richiesti dall’autorità giudiziaria dello Stato, ma non
possono costituire oggetto di un ordine di esibizione o di sequestro”.
Oltre a questo, inoltre, è specificato che “rimane ferma l’
inviolabilità dell’archivio segreto del vescovo” e che “devono
ritenersi sottratti a ordine di esibizione o sequestro anche registri e
archivi salva la comunicazione volontaria di singole informazioni”. Non
solo. Nel documento è anche precisato che “nessuna responsabilità,
diretta o indiretta, per gli eventuali abusi sussiste in capo alla
Santa Sede o alla Conferenza episcopale italiana” e che “risulterà
importante la cooperazione del vescovo con le autorità civili, nell’
ambito delle rispettive competenze e nel rispetto della normativa
concordataria e civile”.
Il Segretario generale della Cei, inoltre, ha
spiegato che in Italia i casi di pedofilia da parte di chierici fino ad
ora registrati sono 135 nel periodo che va dal 2000 al 2011. Per quanto
riguarda i procedimenti oggetto dell’intervento della congregazione per
la dottrina della fede, “ci sono state – ha detto monsignor Crociata –
53 condanne, 4 assolti e altri casi in istruttoria”. Sono invece “77 le
denunce alla magistratura: di queste due le condanne in primo grado, 17
in secondo, 21 sono i patteggiamenti, 5 gli assolti e 12 i casi
archiviati”.

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  • : Iskra
  • : Da una scintilla scoppierà un incendio
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