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LEGGI QUEL CHE E' SCRITTO IN ROSSO SE VUOI CAPIRE QUEL CHE E' SCRITTO IN NERO
                  (Proverbio del XV secolo)

 IN MESSICO (Ciudad Juàrez) OGNI GIORNO UNA RAGAZZA VIENE VIOLENTATA, SEVIZIATA, MUTILATA E UCCISA.

www.mujeresdejuarez.org

Ciudad Juàrez, città bagnata da Rio Bravo, che fa da confine naturale agli USA, è il primo passo per i gringos del cortile di casa, illuminata da luci al neon che lampeggiano per le strade del centro: si arricchisce con i soldi facili del narcotraffico e delle maquilladoras. Le maquilladoras,  fabbriche di assemblaggio di proprietà straniera, godono di molti privilegi fiscali oltre ad effettuare, sulle proprie operaie, ogni genere di pressioni psicologiche e fisiche. Ogni operaia, settimanalmente, deve sottoporsi ad un test di gravidanza, deve lavorare per più di otto ore al giorno, viene automaticamente licenziata se resta incinta o se si scopre che ha bambini (anche se è illegale secondo la legge messicana)  e non può avere legami né con sindacati, né con altre organizzazioni per/di lavoratrici e lavoratori. Le operaie, tra l’ altro, non dispongono di molti mezzi pubblici: si recano al lavoro la mattina presto, al buio, facendo molti chilometri a piedi in strade ampie e scarsamente illuminate (idem al ritorno).  In questi ultimi anni, nei pressi di Ciudad Juàrez, in Messico, ogni settimana una giovane donna (generalmente  operaia) scompare nel nulla.
Alcune delle ragazze scomparse, sono state ritrovate nel deserto morte, con evidenti segni di torture, sevizie, mutilazioni e violenza sessuale.
La stragrande maggioranza di queste ragazze (quasi la metà) non superano i 18 anni di età ed, in alcuni casi, si  tratta di  bambine.
È importante sottolineare che nessuna delle ragazze assassinate e violentate aveva vestiti o atteggiamenti provocatori: tutte dal look minimalista e povero, indossavano jeans, maglietta e scarpe da ginnastica, tutte erano lavoratrici mal-pagate e mal-tutelate.
Per il numero delle vittime (i casi di desaparecidas sono più di un migliaio ma poche di esse sono state ritrovate) e per il grado d’ impunità, il caso di Ciudad Juàrez, è unico nella storia del crimine mondiale. Le vittime, tutte scure e di modeste condizioni economiche, rappresentano l’ epigono di una cultura contrassegnata dal sessismo, dal razzismo e dal disprezzo verso le classi popolari. Il fatto che né Amnesty International, tantomeno le delegazioni dell’ ONU per i diritti umani, non siano riuscite a individuare con certezza il numero di ragazze e bambine desaparecidas con il numero dei cadaveri ritrovati, rivela le omissioni ed i difetti che costellano le indagini relative a questi crimini. Rivela sopratutto il disprezzo per le vittime ed un atteggiamento improntato all’ omertà ed alla complicità.   I primi casi di quest' orgia-misogina si sono verificati tra il 1993 e il 1995.
I cadaveri delle prima trenta donne assassinate a Ciudad Juàrez, Chihuahua, conducevano a una complessa trame di violenze sessuali, bettole, locali notturni, bande criminali e reciproche accuse tra i diversi protagonisti della vita pubblica. Tutto lasciava intravedere una nuova società messicana allo sbando, non  in grado di fare i conti con i propri limiti culturali.
La sovrappopolazione aumentava, aumentava la povertà urbana,  la violenza contro le donne all' interno delle mura familiari, i rigidi ruoli di genere imposti da una cultura retriva che contrastavano, invece, con la progressiva ploretarizzazione delle stesse donne.
Nel 1995 si registrarono a Ciudad juàrez 1307 reati sessuali, di cui il 14,5%, poco meno di 200, erano stupri su donne. Ma già nel primo trimeste del 1996 la violenza contro le donne comincia ad impennare:  il numero dei delitti aumentò del 35% rispetto all' anno precedente.
Nell' estate del 1995 il clima s' era fatto teso: a Lonte Bravo, zona semideserta a sud di Ciudad Juàrez, nei pressi dell' aereoporto locale, furono rinvenuti i corpi di tre giovani donne. Nelle settimane successive reati, torture, sevizie ed omicidi contro le donne aumentarono.
Le ragazze ritrovate morte, sono sempre nude o seminude, in posizione prona, indossavano tutte jeans e maglietta. Tutte di corporatura snella, con carnagione scura e capelli lunghi.
La maggior parte delle aggressioni a sfondo sessuale si verifica nelle fabbriche, nell' industria maquiladora, o nei pressi.
La rigida e moralistica cultura cattolica della zona, enfatizza molto il ruolo della donna come casalinga e madre.
Le giovani donne lavoratrici ed indipendenti, vengono viste e percepite come potenziali "tentazioni", donne libere che sprecano il loro denaro in discoteche, bei vestiti e trucchi.
Ciò viene vissuto come "eversivo" e "peccaminoso" dai maschi del posto, un attacco contro l' ordine sociale rigorosamente patriarcale.
L' intellettuale Alfredo Limas Hernàndez sostiene che l' industria maquiladora sta "maquilando" l' intera città.
Essa ne avrebbe ridisegnato la struttura, coinvolgendo tutti i gruppi cittadini in quel settore e generando dinamiche di segregazione socioculturale. All' origine dell' impoverimento urbano ci sarebbero i cicli di valore e di capitalizzazione dei trust mondiali. Ciò riduce lo spazio pubblico, le responsabilità del capitale e la gestione dello sviluppo da parte del governo locale.
Il tutto a spese dei corpi dei cittadini, in particolare delle cittadine, delle donne: viste come manovalanza di basso costo, da sfruttare il più possibile come operaie sotto-pagate,  come oggetti sessuali e, naturalmente, sempre e anche come madri e "domestiche".
Un ambiente carente di politiche di sviluppo, con un sistema di rapporti di potere che evita di affrontare concretamente le forme di disuguaglianza strutturale nella società  è ovvio che si accanisce contro quello che è il "diverso" per antonomasia: la giovane donna, povera, non-bianca (india, nera o misto-sangue), "libera" o affrancata dalle ancestrali forme di dipendenza dal "maschio" percepito come capo-clan.
Insomma: si avverte la necessità di vittimizzare le giovani donne, diventate ormai un deposito di esseri umani destinati ad ogni genere di sfruttamento.
Salario e lavoro non sono gli unici punti deboli in Messico.
Ci sono anche il futuro e le aspettative culturali dei giovani. In queste circostanze, le donne e il loro ruolo sociale appaiono fortemente sottovalutate. In particolare nella città di frontiera.
Ana Bergareche, una sociologa della London School of Economics, sostiene che l' orgia sacrificale di stampo misogino che opprime la città messicana ha le sue più profonde origini nel patriarcato di stampo cattolico. La sociologa sostiene che la donna viene vista per propria natura peccatrice e tentatrice. Per tal ragione deve essere punita, punita con la morte se non rispetta i canoni di donna-vergine, o donna-madre dedita alla cura del focolare domestico (invece di lavorare ed andare in discoteca, magari per sedurre "innocenti" maschietti).
E spiega come tale convinzione si fondi su un pensiero che invita all' abuso e all' emarginazione di etnia e classe,  mortificando ulteriormente l' autostima delle donne: esse si considerano parte di una classe sociale che sa, o piuttosto suppone, di non poter andare molto lontano nella vita e nella società: perciò si piega ad ogni forma di abuso e sfruttamento.
Attualmente, la follia omicida ha superato le 600 donne e non accenna minimamente a diminuire.
Quel che più inquieta, è che si tratta di un delitto seriale perfetto. La complicità della polizia è stata assicurata, il governo non interferisce con le multinazionali per cui le vittime nella maggior parte dei casi lavorano.  Le degradanti condizioni sociali di Ciudad Juàrez sono l’ humus più adatto a creare vulnerabilità, condizioni favorevoli all’ azione degli assassini, soprattutto negli omicidi caratterizzati da violenza carnale, dove è evidente la presenza di diversi serial killer, sia nei metodi usati che nelle forme di occultamento. Per di più, l' impegno delle autorità politiche e giudiziarie nell' arginare la mattanza è stato molto debole.
Tutte le persone che tentarono (e tutt' ora tentano) di fare luce si questi macabri eventi, vivono sotto il terrore e la minaccia della morte. Nel 1998, poco più del 10% di tutti i delitti si era verificato nella capitale messicana, mentre solo il 7% riguardava lo stato di Chihuahua. Ma ci fu un colpo di scena: quello stesso anno, l’ Istituto Messicano di Studi sulla Criminalità Organizzata pubblicava un rapporto, “Tutto quello che bisogna sapere sul crimine organizzato in Messico” in cui si afferma chiaramente che la mafia messicana è interna allo Stato stesso, che ha protezioni e complici in Parlamento, in magistratura, nella grande industria ed in polizia. Tra l’ altro, in questo rapporto si afferma chiaramente ed inequivocabilmente che lo Stato messicano (essendo inquinato e contaminato dalla criminalità) non è per niente in grado di proteggere le proprie vittime da soprusi e angherie. La diagnosi suonò a tutti esagerata ed eccessivamente pessimista. Purtroppo, ebbe prontamente le sue conferme: il tasso di crimini ed impunità incrementò notevolmente durante i mesi successivi. E non solo: questi studi criminologici sono supportati da solide fondamenta “storiche”. Per dovere di cronaca, cito un  caso del marzo 1989: a Matamoros, Tamaulipas, scompare un giovane statunitense di nome Mark Kilroy, originario del Texas. Venne trovato morto il mese successivo, in un ranch di Matamoros, assieme ad altri tredici cadaveri mutilati. Il ranch apparteneva ad un feroce trafficante di stupefacenti che si autodichiarò “satanista”: nel ranch furono rinvenuti strani feticci e scritte sui muri con sangue animale. In realtà, ricerche molto più approfondite, condussero alla scoperta ed allo smantellamento di una vasta rete di interessi e clientelismi, iscritta nel sottobosco del mondo dello spettacolo e della politica locale. Nella casa di uno dei criminali imputati sono state trovate foto che ritraevano il santero-satanista in compagnia di Fausto Valverde Salinas (ex-dirigente della squadra anti-droga presso la polizia giudiziaria federale), Carlos Armendàriz e Guillermo Gonzàlez Calderoni (anch’ essi ex-dirigenti delle polizia federale). Bisognerebbe, tra l’ altro, ricordare che gli antecedenti culturali della “santeria” per scopi malefici (o satanismo ?!)  risale ai tempi della Colonia e all’ Ottocento, nella stregoneria e nella santeria nella frangia di frontiera che va da Las Crucis, Nuovo Messico, El Paso, Texas, Chihuahua fino a Brownsville.

L’ attenzione di queste pratiche è per la realizzazione terrena. Sono pratiche improntate a creare compattezza e fedeltà tra i gruppi di potere o influenti sul territorio. L’ uso di droghe, il sesso, la violenza di gruppo sono “strumenti” o “chiavi” per assicurarsi omertà, protezioni e complicità. I culti riflettono il fenomeno del sincretismo contemporaneo con l’ antica agiografia cattolica, il vudù e altre credenze moderne. Altro filone trascurato dagli esperti nelle indagini sugli omicidi di Ciudad Juàrez è stato quello dell’ industria della pornografia violenta (sesso accompagnato da torture ed omicidi), i cosiddetti snuff movies. La pornografia con l’ uso di minori è, purtroppo, un’ altro fenomeno molto radicato nella città di frontiera. Lo studio più serio ed attendibile sull’ esistenza di questo genere di film è stato condotto da Yoran Svoray nel suo testo “Gods of Death” del 1997.

Yoran si è infiltrato nelle proiezioni di questo genere di film e notò che, ogni uomo presente, pagava 1500 dollari per guardare queste proiezioni. Va da sé pensare che sicuramente è un tipo di industria che permette un facile arricchimento.  Yoran notò anche che, appunto, gli spettatori non erano affatto membri del popolino: ma tutti industriali, imprenditori e professionisti. Purtroppo tutti gli uomini finora “scoperti” (molti sono liberi e protetti dalla stessa polizia) nel commettere simili crimini hanno avuto la prescrizione. Lo stesso presidente Felipe Calderon, che promise impegno e solidarietà ai familiari delle donne assassinate, attualmente non fa altro che rimandare le udienze con i parenti delle stesse vittime. La stessa Chiesa Cattolica ha avuto un atteggiamento che oserei definire non propriamente “evangelico” o/e “umanistico”: l’ attuale Vescovo della città ha dichiarato che le donne sono state assassinate perché lontane dalla Chiesa e poco “esemplari” nei comportamenti. Affermazione che lascia alquanto perplessi, oltre ad essere ampiamente mistificante. Così facendo, le povere operaie (le ragazzine e bambine immigrate, di umili origini) continuano ad essere stuprate, umiliate ed uccise anche nelle loro tombe. Sarebbe questo, allora, il brutale destino della merce-umana nel mercato mondiale.

 

Per informazione e solidarietà visitare il sito: www.mujeresdejuarez.org

                                                               Maddalena Celano

     
             
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