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9 maggio 2014 5 09 /05 /maggio /2014 17:33

getmedia.jpgA te
Che hanno gettato il cervello sulla luna,

ma dalla luna ancora mi chiama.
A te
Che sei imprendibile come una carezza
E come una fitta nel cuore, una dolce lacrima di libertà e di amore, mi ricordi il mio dovere.
L’unico che sento di avere e che farò con gioia.
La rivoluzione femminista nella rivoluzione proletaria.
Per te, che prima di ucciderti ti hanno stuprata per mandarti all’inferno.
Per te, che ti hanno venduta come schiava.
Per te, bottino di guerra, carne da macello.
Per te, sorella, compagna violentata, umiliata, assassinata.
Per te, che eri troppo autonoma o critica o ribelle o libera per vivere in questa società.
Per te, che hai tentato di spezzare le catene.
Per te, che tu sia in Italia, in Germania, in Turchia, in India, in Nigeria, in America Latina…
Io combatterò contro i tuoi assassini.
Contro questo sistema capitalista, imperialista, patriarcale, che si serve del manganello,
dell’ignoranza e della religione per mantenerti schiava fino alla morte.
Per te combatterò contro questo stato per cambiare l’esistente.
Questo è l’unico dovere che sento
Lo devo a te, a me, per dare un senso alla mia vita e alla tua morte.

“Buttiamo bombe nella coscienza delle masse. Coloro che sono oppressi lo sanno, ma reprimono questa
consapevolezza perché si identificano con i loro oppressori fino a quando li ritengono invincibili”
(Ulrike Meinhof, assassinata dallo stato 38 anni fa)

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