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27 maggio 2012 7 27 /05 /maggio /2012 18:22

2179923220_38b77fd6c0.jpgCON LE DONNE, OPERAIE DI POMIGLIANO!

lavoratrici, precarie, disoccupate Slai cobas per il sindacato di classe
le compagne del Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario

Sull'assemblea a Pomigliano di ieri:

"Rosa operaio

Da tempo non si sentiva parlare di politica, quella con la “P” maiuscola… i
politici ed i sindacalisti di “professione” sono ormai distanti anni luce
dalla realtà quotidiana che è “politica”, quella realtà che vivono le
famiglie operaie, le famiglie di quella parte del paese offesa da leggi
pensate e scritte solo contro di loro, di quella parte del paese che non
vuole più subire, ma vuole ritrovare la forza di dire NO…con coraggio.
Pomigliano è storia passata, ma anche resistenza odierna…a Pomigliano esiste
ancora quella cultura operaia, quel protagonismo, quella voglia di reagire
che ne fa un punto di riferimento, come Arese. A Pomigliano, attorno a
Pomigliano, vivono migliaia di famiglie, migliaia di attività commerciali
nate e cresciute grazie al lavoro e alle lotte, cresciute non
economicamente, ma insieme e coscientemente. Perché lavorare assieme sotto
la catena di montaggio, lottare assieme per i propri diritti, vivere assieme
le stesse difficoltà e le stesse gioie fa politica, fa coscienza…coscienza
di classe.
A Pomigliano si sa cos’è e cosa rappresenta il padrone, cosa vuole e cosa
accade se nessuno si ribella…lo sanno gli operai…e lo sanno soprattutto le
loro donne.
Sì le donne quelle che senza tuta blu hanno il cuore blu, la testa blu, gli
occhi blu…hanno cioè dentro di loro il significato del passato, le
difficoltà del presente e la voglia di un futuro migliore per i loro figli.
Nell’aula sindacale dello Slai cobas di Pomigliano era tanta la gente
intervenuta che molti hanno dovuto seguire l’assemblea da fuori i balconi.
Oggi i protagonisti non erano né i politici né i sindacalisti…i
protagonisti, anzi le protagoniste, erano loro, quelle donne mogli degli
operai della fabbrica di Pomigliano o anche mogli ed operaie allo stesso
tempo, che appena pochi giorni fa scrissero a quelle di Termini Imerese
invitandole a smetterla di credere che le “preghiere” al Presidente della
Repubblica o le “suppliche” al Papa siano il giusto percorso per ritrovare
quella dignità che i mille e più accordi concertativi hanno lentamente tolto
a chi lavora onestamente.
Dopo quell’appello, dopo quella lettera dalle donne della Basilicata, dalle
mogli degli operai della Fincantieri, da quelle dei Cantieri Navali di
Trapani, dalle lavoratrici e dai lavoratori precari siciliani si è alzato lo
stesso urlo…la stessa voglia di ricominciare ad essere, a valere, come corpo
unico, non più “guidato” da questo o quel sindacato, da questo o quel
partito politico…
“Siamo stanche di vedere la nostra famiglia soffrire…di vedere i nostri
mariti sconfortati…i nostri figli senza speranze - dice Maria Molinari
moglie di un operaio - i nostri uomini da soli non possono farcela…dobbiamo
scendere con loro in piazza…”
“In Basilicata c’è il deserto industriale…chiuse quelle poche realtà che
rimangono saremo tutti disoccupati - continua un’operaia della Parmalat -
quando noi donne scendiamo in campo difendiamo i veri valori, non quelli
legati ai soldi, quelli della vita, della dignità. Questa è una guerra non
dichiarata contro di noi, contro i nostri figli, le nostre famiglie…ora
tocca a noi entrarci”.
“Ero con i banchi nuovi, un’ organizzazione di disoccupati napoletani…ho
lottato per entrare alla Fiat…la Fiat al Sud non voleva le donne…ma non
abbiamo mollato…e sono entrata a lavorare - testimonia Antonietta Abate
operaia Fiat - Come ho lottato per entrare così so che per mantenere il mio
posto di lavoro debbo continuare a lottare…”
“Operaia e moglie di operaio…mi toccano entrambe le cose - è Anna Solimeno
che lo dice - quando è arrivato Marchionne, ed eravamo tutti in cassa
integrazione, vidi il filmato che la Fiat mandò, per pubblicizzare la “nuova
fabbrica Italia”, sulle tv…da operaia, da moglie, da madre non potevo
accettare di essere presa in giro così…scrivere mi venne di getto…e quella
lettera fece il giro d’Italia…perché veniva dal cuore, quello che solo noi
sappiamo cosa essere. Noi sappiamo cosa significa dignità e vediamo, sotto i
nostri occhi, le cose peggiorare giorno dopo giorno. Tutta Pomigliano sta
pagando le “scelte” della Fiat, chiudono negozi ed attività commerciali, l’indotto
è in crisi, noi a stento arriviamo a fine mese. Possiamo, dobbiamo lottare
uniti…non abbiamo alternative se vogliamo un futuro diverso”.
Rinasce a Pomigliano, dalle donne, ciò che non è mai morto…il desiderio di
vivere ed essere parte concreta della creazione del proprio futuro; la forza
arriva dalle donne…quelle che hanno impressa sulla loro pelle la coscienza
di cosa significhi soffrire e lottare…
“E’ solo l’inizio di un percorso…vogliamo parlare con la gente, città per
città, strada per strada, anche casa per casa…dobbiamo unirci e lottare
tutti assieme”…ci vediamo ad Acerra il 2 Giugno!"
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